Grotte. Esiste qualcosa di più magico e segreto? Non penso proprio.
Sono tantissime le cavità ipogee conosciute oggi, sparse per tutto il mondo , e almeno altrettante non sono ancora state scoperte ed esplorate.
Le condizioni climatiche sono molto particolari, le temperature (escluse le zone presso l’ingresso) sono pressoché costanti tutto l’anno, come anche l’umidità relativa, i cui valori si approssimano al 100%. È proprio per queste condizioni estreme che la fauna delle grotte si è fortemente adattata ed è costituita da specie difficilmente ritrovabili in ambiente epigeo.
Ognuno di questi organismi ha una propria funzione ed una propria peculiarità.
Esistono tre tipologie di animali che frequentano le grotte, i troglobi, ossia quelli che vivono esclusivamente all’interno e sono quelli maggiormente adattati, i troglofili che vivono nelle grotte ma possono anche farne a meno ed i troglosseni che vi capitano. I secondi sono quelli più abbondanti.
Non bisogna andare in chissà quale grotta di chissà quale paese straniero per vedere alcune di queste creature.
Basti pensare ai pipistrelli, molti sono frequentatori abituali delle grotte non troppo frequentate da turisti. Nella maggior parte delle cavità italiane, magari non si avranno scenari da bat caverna con tantissimi pipistrelli svolazzanti intorno, ma ci si può imbattere in alcuni “roost” formati da diversi individui. Per evitare di disturbarli e comprometterne la sopravvivenza sarebbe meglio non incontrarne, o comunque non frequentare cavità con pipistrelli.
Altri organismi troglofili in cui ci si può imbattere sono diverse specie di anfibi, come la Rana appenninica italiana, la salamandra pezzata ed il geotritone. Quest ultimo è quello più caratteristico, perché, essendo privo di polmoni, e respirando solo attraverso la cute, necessità di un’umidità molto elevata, questo rende le grotte uno dei migliori candidati a casa per questa creatura. In Italia ne esistono almeno 7 specie, di cui 3 continentali e 4 presenti solo in Sardegna.
Uno degli anfibi più famosi presenti in Italia tipico di alcune grotte presenti sulle Alpi Dinariche è il proteo (Proteus anguinus), caratterizzato da occhi ricoperti di tessuto connettivo, quindi sono fondamentalmente privi di occhi, sono depigmentati, quindi di colore totalmente bianco a parte le branchie esterne molto vascolarizzate, per cui di colore dal rosato al rosso acceso.
Ma gli animali più frequenti nelle grotte sono certamente gli invertebrati. Qui ci sono diverse specie, alcune anche endemiche, molto particolari.
Un esempio è la Dolichopoda ligustica, un ortottero con colorazione molto chiara, dotato di antenne molto lunghe, essenziali per una vita nell’oscurità.
Oppure ancora, coleotteri muniti di setole sensoriali sulle elitre, per avere una maggior sensibilità.
Frequente in molte cavità sia naturali che artificiali è il ragno tetragnathidae Meta menardi, un ragno di grosse dimensioni, che costruisce tele nella speranza che vi si intrappolino prede, come diplopodi ed altri organismi, a volte capita che si nutra anche di piccoli di geotritoni.
In grotte dotate di acqua vi è la possibilità di trovare anche diverse specie di crostacei, “gamberetti” del genere Niphargus sp. ed alcuni un po’ più simili a dei veri gamberetti, come il genere Troglocaris sp.
Una specie, sicuramente degna di nota, è l’Oxychilus draparnaudi, un mollusco gasteropode, che vive prettamente dentro grotte ma lo si può trovare in condizioni simili epigee, la sua peculiarità è quella di essere un predatore di lepidotteri. Questo accade grazie alle basse temperature che rendono molto lenti i riflessi delle falene di cui si nutre, le quali quindi sono incapaci di muoversi.
Alcuni degli animali appena accennati sono facili da incontrare anche in altri contesti, per esempio bunker, ed altre strutture scavate nella montagna per scopi bellici. Questo succede per le simili condizioni climatiche. Essendo questi luoghi molto sensibili e delicati, è necessario gestire le grotte rese turistiche nel modo più adeguato possibile, limitando gli afflussi annuali, per diminuire l’apporto di CO2 e variazioni nelle temperature, per non parlare del disturbo arrecato direttamente alla fauna.